“Il problema non è il problema, sostiene Perry, ma la nostra reazione al problema”. Il consiglio è far finta di niente rimandando; tale strategia, naturalmente, presuppone una certa abilità nella gestione di questa sorta di auto-inganno che, paradossalmente, ci permetterebbe di smaltire gran parte del lavoro e risolvere brillantemente la questione più urgente.
In una società dove in particolare la tecnologia ci ha abituato al “tutto subito”, che probabilità ha di sopravvivenza il procrastinatore? E’ un comportamento conciliabile? Sicuramente ne possiamo fare una metafora tramite la quale meditare sull’efficientismo contemporaneo che spesso è fonte di molto errori e gran confusione. E se “rimandare è meglio che sbagliare” (Thomas Jefferson), è possibile che, compatibilmente con il contesto, il “procrastinare strutturato” ci dia l’opportunità di pensare e riflettere un pò di più, in modo recondito, al nostro problema aumentando le probabilità di trovare buone e sagge soluzioni.
Ovviamente tutto ha un limite. John Perry ha procrastinato 17 anni la pubblicazione del suo libro! Comunque siamo poi cosi sicuri che il “tutto e subito” sia figlio di una cultura dove il rimando contrasta con l’efficienza e l’efficienza sia parente stretta di una libertà ricca di valori? Sostenerlo è perdersi nelle contraddizioni, contrastarlo un limite del pensiero. Buon riverbero, con equilibrio naturalmente...
(dalla Newsletter NOTIZIE 2013, vol. 23, n.1)