Una curiosa coincidenza

 
          di Silvia Molinari

 

La forza di un sogno, trasmessa da Rai Uno il 28 e 29 ottobre 2013, ha tracciato la figura dell’ing. Adriano Olivetti, evidenziandone doti di elevato spessore e certamente non comuni, soprattutto rispetto agli anni in cui ha vissuto.
Uomo di ampie visioni e grande progettualità, egli si proponeva con eleganza in modo deciso e originale rispetto agli stereotipi nei quali anche i suoi più stretti e bravi collaboratori rimanevano ingessati. Si sa, l’Olivetti è famosa per la Lettera 22 con la quale uomini di cultura hanno concepito “pezzi” di grande valore giornalistico e letterario. 
Piccola, leggera, portatile, colorata. Ecco le caratteristiche che l’ing. Adriano Olivetti si immaginava (che solo lui si immaginava), tutte realizzate e sintetizzate in quella macchina da scrivere antesignana di una “mela” che ben anni dopo sarebbe diventata il logo del computer più famoso piccolo leggero, portatile e colorato del mondo!
In questa sua visione originale delle cose, non separava mai il progresso e la tecnologia dai valori umani e dalla cultura, permettendogli di vedere le cose in un tutt’uno integrato. Ed è appunto quando si convince nella seconda metà degli anni ’50 di finanziare un gruppo di “giovani ricercatori”, guidati dal giapponese Mario Tchou, che, alla dimostrazione del primo calcolatore a transistor ad altissime prestazioni, con grande entusiasmo, loro stessi gli annunciano: “Si chiamerà ELEA! (ELaboratore Elettronico Aritmetico)”. E con altrettanto entusiasmo Olivetti accoglie questo acronimo, ma con ben altra prospettiva: “Sì certo ELEA, la scuola di Parmenide!”. Come a convincerci che il prologo del poema del filosofo Sulla Natura, dedicato da una parte alla verità (aletheia) e dall’altra all’opinione (doxa), sia stato per lui un nesso ispiratore “oltre le cose”, verso la strada della conoscenza nel senso meno ortodosso possibile.

Una curiosa e “casuale” coincidenza?